Il dio Pan
Ci sono numerose le leggende attorno alla figura del dio
Pan. Alcuni affermano che fosse figlio di Zeus e di Callisto altri di Ermes e
della ninfa Driope (o Penelope) che, subito dopo averlo messo al mondo, lo
abbandonò tanto era rimasta inorridita dalla sua bruttezza. Era infatti Pan,
più simile ad un animale che ad un uomo in quanto il corpo era coperto da
ispido pelo; dalla bocca spuntavano delle zanne ingiallite; il mento era
ricoperto da una folta barba; in fronte aveva due corna e al posto dei piedi aveva
due zoccoli caprini.
Ermes, impietosito da questo bambino al quale la natura non
aveva certo fatto dono di alcuna grazia, decise di portarlo nell’Olimpo al
cospetto degli altri dei, dove, nonostante il suo aspetto, fu accolto con benevolenza. Pan infatti aveva
un carattere gioviale e cortese e tutti gli dei si rallegravano alla sua
presenza. In particolare Dioniso lo accolse con maggior entusiasmo tanto che
divenne uno dei suoi compagni prediletti ed insieme facevano scorribande
attraverso i boschi e le campagne rallegrandosi della reciproca compagnia.
l suo improvviso manifestarsi provoca terrore nelle ninfe
che fuggono di fronte a lui. Più esse fuggono e più Pan si sente spinto a
inseguirle. Da questa situazione nasce il panico delle ninfe, rappresentato nel
cortocircuito psichico tra il loro fuggire e l'eccitazione di Pan.
Pan era fondamentalmente un dio silvestre che amava la
natura, amava ridere e giocare. Amò e sedusse molte donne tra le quali la ninfa
Eco e Piti, la dea Artemide e Siringa, figlia della divinità fluviale Ladone,
della quale si innamorò perdutamente. La
fanciulla però non solo non condivideva il suo amore ma quando lo vide fuggì
inorridita, terrorizzata dal suo aspetto caprino. Corse e corse Siringa
inseguita da Pan e resasi conto che non poteva sfuggirgli iniziò a pregare il
proprio padre perchè le mutasse l’aspetto in modo che Pan non potesse
riconoscerla. Ladone, straziato dalle preghiere della figlia, la trasformò in
una canna nei pressi di una grande palude.
Pan, invano cercò di afferrarla ma la trasformazione avvenne
sotto i suoi occhi. Afflitto, abbracciò le canne ma più nulla poteva fare per
Siringa. A quel punto recise la canna, la tagliò in tanti pezzetti di lunghezza
diversa e li legò assieme. Fabbricò così uno strumento musicale al quale diede
il nome di “siringa” (che è anche noto
come il “flauto di pan”) dalla sventurata fanciulla che pur di non sottostare
al suo amore, fu condannata a vivere per sempre come una canna.
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